Associazioni o liberi giocatori di burraco? Entrambe le cose, se possibile. Questo gioco di carte, è ormai assodato, ha conquistato l’attenzione di migliaia di italiani che lo praticano sia a livello amatoriale che a livello “agonistico”. Qualsiasi sia l’approccio scelto, senza dubbio porsi limiti è qualcosa che si dovrebbe evitare.
Iscriversi ad un’associazione di solito significa poter partecipare con semplicità e sovente a tornei di burraco dalle più disparate caratteristiche. Sebbene quelli per beneficenza siano molto diffusi ed apprezzati è importante non dimenticare quelli che vengono organizzati per dare modo ai giocatori di scontrarsi e mettersi alla prova. La vera grande limitazione di questa attività è data dalla posizione del Coni e dal suo limitarsi al riconoscimento del Bridge come attività sportiva: se lo stesso trattamento venisse riservato al burraco non solo l’Italia eccellerebbe a livello internazionale nello stesso ma la vita delle associazioni sarebbe molto più facile.
Quelle dedicate al burraco, o che danno spazio allo stesso sono da elogiare per il lavoro che fanno per i propri iscritti che da “liberi giocatori” si trasformano in associati liberi di giocare. Un tempo, quando le Asd di Burraco erano riconosciute come sportive, giocare a Burraco ed essere arbitro poteva essere qualcosa di remunerativo. Oggi, con la mancanza del famoso regime “7500” che dava modo di retribuire fino a 7500 euro l’anno gli “sportivi dilettanti” ( e quindi giocatori, arbitri, ecc, N.d.R.) un po’ meno.
Ad ogni modo il consiglio è quello di non smettere mai di giocare, a prescindere dalla presenza di un’associazione alle spalle.