Burraco: attività sportiva (o no)?

di Valentina Cervelli Commenta

Per quanto il gioco del burraco venga considerato da tutti i suoi appassionati come un’attività sportiva e necessaria di riconoscimento come avviene con il bridge è più che normale chiedersi, arrivati ad un certo punto se si possa considerare come tale o se la si debba semplicemente considerare sociale e basta.

La cosa divertente? Analizzando la questione è possibile notare come sia entrambe le cose. Partiamo da una considerazione: questo gioco nato in Sudamerica è tra i più praticati tra quelli di carte in Italia. Esso è pensato per far giocare dai 2 agli 8 giocatori ed anche di più con la formula del torneo e grazie alla la sua semplicità di esecuzione è adatto a grandi e piccini.

Sono tante le varianti di questo gioco che può contare addirittura su una versione a squadre, sebbene sia sempre la formula di coppia ad essere più praticata. Le regole e le strategie da fare proprie rendono questa attività molto divertente, stimolante per la ragione e da un certo punto di vista perfetta per stimolare l’agonismo della gente nella sua accezione più positiva. Ed è proprio la competizione che nasce che l’ha resa considerabile un’attività sportiva almeno fino allo scorso primo gennaio 2018 quando il Coni ha deciso diversamente.

E va sottolineato, tutto ciò per motivi di lucro. Questo ha abbassato la voglia dei partecipanti dei tornei di giocare? No fortunatamente. E poco importa se non è più riconosciuto il burraco come attività sportiva: rimane sempre lo stesso passatempo di sempre, divertente ed aggregatore con la sua semplicità.

 

 

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